Opern

www.operaclick.com, 02. März 2013
Il direttore Hartmut Haenchen non crediamo abbia illuminato più di tanto la concertazione, ma indubbiamente la dinamica serratissima, inesausta e drammatica, l'inquietudine ansiosa degli amanti, non solo Senta e Olandese ma anche Erik, i contrasti marcati con il ribollire turbinoso dell'orchestra sono stati correttamente sottolineati.
Per la verità ci ha impressionato parecchio nell'ouverture più che nel prosieguo, dove alcuni passaggi ci sono apparsi un po' troppo metronomici, ad esempio il valzer del duetto Olandese-Daland. E forse qualche attenzione in più al volume orchestrale, già naturalmente enfatico, lo si poteva porre anche alla luce delle difficoltà mostrate da quasi tutti i cantanti.
La sezione degli ottoni ha stonato in qualche occasione, perdendo l'opportunità di essere più incisiva nella evidente maestosità degli interventi. La furia degli elementi - vento e mare in burrasca - con agitazione degli archi dell'eterno errare e gli ottoni inquieti degli spiriti dell'Oceano si è scontrata ed opportunamente placata con l'oasi di poesia creata dal bel suono del corno inglese che evoca il tema della redenzione. Sufficientemente straziante il cupo incedere delle viole e dei violoncelli del tema della stanchezza di vita, ma tutti gli archi suonano ancor più struggenti nel malinconico sconforto dell'ansia di morte. La tavolozza dei colori si è arricchita poi di una particolare brillantezza nel corso del coro delle filatrici, apparso finalmente gioioso. Da ultimo, corretta ma non entusiasmante la trasparenza della trasfigu