Sinfoniekonzerte

www.azzurroservice.net, 11. Juni 2013
Richard Wagner fu attratto da Napoli, dalla Costiera, dalla canzone napoletana, come testimoniano - specialmente - i diari di Cosima. Il pubblico del San Carlo invece, ha sempre mantenuto nei suoi confronti un pizzico di sciovinistica diffidenza: e così sabato scorso, per il Gala dedicatogli in occasione del bicentenario della nascita, c’erano dei vuoti in platea e nei palchi. Ad onta di un programma compiacente e della presenza di un direttore, Hartmut Haenchen, ritenuto tra i più attenti lettori wagneriani.
Accoglienza tiepida all’intervallo, molto più calorosa a fine serata, con tanto di rituale «Cavalcata delle valchirie» ad accogliere le reiterate richieste di bis. Per l’Orchestra del San Carlo, a ranghi compatti, un impegno gravoso assolto con molto onore. Se parliamo di suono wagneriano (deducibile da sfumature, colori, allusioni) scopriamo che, ovviamente, è come il coraggio di Don Abbondio, ossia che se uno non ce l’ha neppure può darselo, tanto meno in pochi giorni di prove comunque proficue. Pur tuttavia, in quel Preludio dei «Maestri cantori» eseguito in chiusura (e completato dallo splendido Corale che si salda all’ouverture stessa) si coglie il segno gratificante di un intenso lavoro di concertazione e di uno sforzo, quello degli esecutori, degno di nota. In questo fangente, per altro, anche il Coro, preparato da Salvatore Caputo, sfodera una performance di ottimo livello. Al punto che dispiace che l’ensemble vocale, in un corposo omaggio a Wagner, si ritagli solo undici minuti di gloria: di pagine corali belle e suadenti, scavando tra i titoli d’opera, ce ne sarebbero.
Haenchen mette a frutto una conoscenza consolidata del repertorio che traspare dalla lucidità con cui pone in equilibrio la massiccia macchina strumentale, anche in rapporto alle voci, non scalfendo il gioco sinfonico e teatrale che, ad esempio, nel finale del «Crepuscolo» libera lampi di passione. L’ouverture de «L’olandese volante» è una riproposizione (condita da più slancio) degli esiti appena esibiti, qualche mese fa, in teatro. Più capillare, per quanto concerne la cura dell’armonia in chiave espressiva, il lavoro sul monumentale «Preludio e morte di Isotta», fitto di momenti emozionanti. Il concerto si era aperto con la «Entrata degli ospiti» dal «Tannhauser», brano simbolo di tutto uno stile ed un linguaggio - quello wagneriano - cui giustamente il popolo della musica, ad ogni latitudine, oggi rende grato elogio.
Stefano Valanzuolo