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www.operadisc.com, 10. Juni 2011
Questa volta Kusej tenta la carta della riscrittura drammaturgica. L'azione si svolge ai giorni nostri. L'Olandese è un pirata che ha fatto fortuna nella tratta dei clandestini.
In cuor suo non è felice di questo stile di vita. Sebbene straricco si sente un emarginato evorrebbe riscattarsi entrando a far parte di quel mondo civile che desidera e allo stesso tempo disprezza.
L'occasione gli arriva da Daland, un ricco e azzimato capitano sulla settantina la cui nave (tipo Love Boat) è stata costretta ad un approdo di fortuna causa avaria. L'Olandese inquadra subito l'avidità di Daland e, mostrando rotoli di banconote per migliaia di euro,decide di usarlo per entrare nel bel mondo sposandone la figlia. Senta, la figlia di Daland, è esattamente speculare all'Olandese. La troviamo in una gigantesca beauty-farm circondata da signore mezze nude che si fanno i peli, si cospargono di creme e nuotano in piscina. Lei è un'isolata. Non solo è vestita di nero come l'Olandese (abbigliamento tipico da beauty-farm), ma siede ad un arcolaio (oggetto anche questo tipico di una beauty farm) e tiene in mano un dipinto ad olio con una marina (anche questo è un accessorio che tutte le signore si portano dietro quando vanno dall'estetista).
Una cosa è chiara: lei vorrebbe andarsene da questo mondo dove comanda l'edonismo, il denaro e la superficialità per seguire una vita più consapevole fatta di libertà e purezza.
Le amiche ovviamente, si limano le unghie e la prendono per il culo. Nel frattempo la nave dell'Olandese ha attraccato in città e il carico di clandestini immediatamente cerca di entrare dentro il lussuoso istituto di bellezza (tipico atteggiamento dei migranti quando sbarcano). Mentre Senta canta la ballata oltre la vetrata che separa la Spa dal resto del mondo avviene una carneficina. Alcuni sfortunati clandestini vengono massacrati tra schizzi di sangue e frattagliamenti vari dai vigilantes di Daland il cui capo è, ovviamente, Erik. Costui, smesso il tritacarne, come se niente fosse entra dentro l'istituto di bellezza con stivaloni e fucile senza che nessuna delle signore mezze nude si stupisca (anche questa tipica situazione da beauty-farm).
Gli uomini che entrano dentro la SPA aumentano; arriva Daland che presenta l'Olandese a Senta. Scatta il colpo di fulmine. A Senta piace quest'omone così diverso dai damerini da Vanity Fair da cui è circondata e all'omone intriga questa femmina che è vestita come lui e sa anche lavorare all'arcolaio. Drammaturgicamente però la situazione è strana. Per come l'ha impostata Kusej, i due sono destinati a non capirsi: l'Olandese vuole entrare nella beauty-farm mentre Senta vuole uscirne. Panico. Il regista risolve alla maniera di Salomone: tutto il duetto si svolge con L'Olandese da una parte e Senta dall'altra per concludersi -tanto per non saper nè leggere nè scrivere- con un baciotto sulla bocca come da programma.
Festa sul molo. Dopo tutti i soldi spesi nella beauty-farm le signore vogliono farsi vedere e quindi entriamo un rave party organizzato sulla spiaggia dove questo edonisti gaudenti gozzovigliano senza curarsi di un gruppetto di uomini che stanno sulla riva con tanto di felpe dal cappuccio rialzato. Sono i clandestini dell'Olandese che fanno "Hoho hoej" con le mani acucchiaio attorno all bocca e mettono in fuga la combriccola dei festaioli. Arrivano, non si sa da dove, anche Senta, l'Olandese ed Erik, terzettano per un po' fermi come statue, poi Erik abbatte la coppia trasgressiva a fucilate.Sipario. Non c'è nulla da aggiungere a questo noioso, prevedibile, infantile allestimento in cui la sermoneggiante moralina di Kusej sull'indifferenza della nostra società di fronte ai mali del mondo raggiunge vette di grottesco assoluto. Fortuna vuole che a capo dell'operazione ci sia la Naglestad. La voce è usurata da una carriera massacrante fatta di Alcine, Turandot, Semiramidi, Brunnhildi e Tosche, ma il taglio del personaggio è suggestivo, il lavoro sulla parola emozionante, certe soluzioni timbriche davvero mozzafiato. Un'artista maiuscola. Uusitalo è più convenzionale. Fisicamente un sosia del Vincent D'Onofrio di Full Metal Jacket,il basso baritono finlandese disegna il solito Olandese tonitruante ed estroverso come ne abbiamo sentito migliaia. Purtroppo, quando la parte si fa scopertamente vocalistica (inizio del duetto) siamo a un pelo dallo scrocco. Comunque si guadagna la pagnotta senza infamia e senza lode. Lloyd è Daland. Ha settant'anni e si sentono tutti in una voce che ha ormai perso qualsiasi risonanza. Però certe frasi hanno un'incisività, una pregnanza, un equilibrio da far dimenticare alcune fastidiose afonie. Marco Jentzsch è Erik. Il peggiore del cast, in difficoltà nel tenere la linea vocale, dubbioso nell'intonazione. Dirige Haenchen con mano pesante durante gli uragani e tempi larghi e sussurri estatici nel resto. Qualità video e audio mozzafiato. Inutile making-of di venti minuti senza nemmeno un intervento del regista. Alla larga. WSM