Il Tempo, 30. Oktober 2012
Il Tempo, 30. Oktober 2012
Stasera l‘ultima replica dell‘opera di Haydn al Parco della Musica
„La Creazione“ rivive con la bacchetta di Haenchen
Nelle sue quasi due ore di musica il monumentale oratorio haydniano de La Creazione, in programma al Parco della Musica, vuole rappresentare essenzialmente una lode corale al sommo Creatore in contemporanea e alla fine della sua fatica megacreativa.
Più che soffermarci sulla pregevole esecuzione affidata alla bacchetta del tedesco Hartmut Haenchen, chiamato a rilevare l‘indisponibile e più noto Colin Davis, alla guida delle nutrite masse corali ed orchestrali della secolare Accademia ceciliana (apprezzabile anche la prova dei solisti di canto con la norvegese Marita Solberg, il tenore mozartiano Jeremy Ovenden ed il pastoso basso tedesco Kay Stiefermann) piace ricordare qui il ruolo significativo di questa grande musica nella storia ed evoluzione del vivace e fondamentale dibattito, tuttora ancora attuale, tra credenti e laici sull‘esistenza di Dio. Tutto di riconduce a riconsiderare occhi vergini e puri la bellezza e l‘armonia del creato, la sua estrema varietà e perfezione, la molteplice meraviglia della natura nelle sue infinite ed iridescenti sfaccettature.
L‘universo appare ottimisticamente come un lungo di somme delizie in cui anche i primigeni sconvolgimenti naturali (sibilanti tempeste e folgori di fuoco, tuoni rombanti uragani) appaiono finalizzati alla nascita ed alla edificazione degli elementi (mare, fiumi, terra). Segue poi la lunga teoria degli animali terrestri, aerei ed acquatici tra lo stupore dominante di chi è testimone in diretta di eventi straordinari.
Un itinerario straordinario quasi in 3D che conduce dal magmatico Caos primigenio, magistralmente espresso nella tonalmente ambigua Introduzione sinfonica, sino all‘ordine armoniosa degli elementi. Che poi tutto questo l‘uomo per sua insipienza potesse rovinarlo e degradarlo l‘ignaro papà Haydn non poteva minimamente supporlo. E la musica settecentesca si può anche leggere saggiamente come un implicito monito ecologico a preservare l‘ambiente per i suoi futuri abitatori , nostri figli e nipoti.
... Testimonianza di una religiosità quasi laica e panica, mista di semplicità e stupore quasi francescani, dinanzi allo spettacolo della Grande Opera.
Lorenzo Tozzi